Addio a Nicola Cariglia, elogio alle minoranze

Pubblichiamo dal sito https://www.pensalibero.it/elogio-delle-minoranze-coraggiose/ un articolo di Nicola Cariglia mancato oggi a 79 anni.

Che siano proprio PD e Fratelli d’Italia a condurre la battaglia per il “voto utile” nella commedia da teatro dell’assurdo che è questa campagna elettorale, ha dell’incredibile. E giova, al riguardo, ricordare alcune cose che riguardano questi due partiti.

In primo luogo: da trenta anni, entrambi, hanno svolto, ininterrottamente, ruoli decisivi alternandosi, ora al governo, ora all’opposizione.

In secondo luogo: sono entrambi i soli partiti che hanno traversato indenni il drammatico passaggio dalla “prima” alla “seconda” repubblica. Ci sono riusciti mimetizzandosi con cambio di nomi, invettive contro la “prima” repubblica di cui a giusto titolo facevano parte, e, decisivi, strabismi e amnesie di una magistratura in altri casi feroce e determinata.

In terzo luogo: entrambi vorrebbero persino lucrare su ciò che sono stati e che ancora, in parte, mantengono al loro interno. Infatti, invocano, a beneficio della platea, il voto utile: quello contro le tendenze ancora fascistoidi degli uni e quelle ancora comunistoidi degli altri. Il che (e lo sanno bene) va a beneficio di entrambi. Ovvero, “diciamolo sottovoce, ma per il solo esistere, noi facciamo guadagnare voti a voi e voi a noi.”

Insomma, nessuno tra PD e Fratelli d’Italia ha i titoli per indicare agli elettori cosa sia meglio. Quando sono stati al governo, non si sono coperti di gloria e nemmeno possono vantare una qualsiasi riforma per essere ricordati. Coraggio: qualcuno dica per quale merito già acquisito intende dare il voto all’uno o all’altro, se non quello di affermare, entrambi, di non essere più ciò che sono stati.

Il prof Aldo Mola, al quale siamo profondamente grati per arricchire con i suoi articoli grondanti di cultura il nostro Pensalibero e che è solito accompagnarli, privatamente, quando li invia, con considerazioni intelligenti, mi ha recentemente ricordato che “senza la scissione di Palazzo Barberini l’Italia sarebbe andata diritta filata alla rovina”. Per i giovani, Mola ha ricordato ciò che avvenne nel 1947, quando Giuseppe Saragat, con la sua scissione dal partito socialista fondò il partito socialdemocratico che, con il suo 7% di voti alle elezioni del 1948 consentì la sconfitta del fronte popolare (PCI-PSI) e garantì all’Italia il saldo ancoraggio al mondo Occidentale e all’Europa. Una scelta fondamentale per il successivo “miracolo economico” che trasformò l’Italia da paese agricolo a grande potenza industriale.

Non è il caso di fare analogie in un contesto storico assai diverso. Ma quell’episodio consente di affermare che anche un piccolo partito può essere decisivo per compiere grandi scelte. E che la teoria del cosiddetto “voto utile” è priva di senso in Italia che non ha un sistema bipolare. Tanto più che la partita del 25 settembre è aperta. Gli alleati di Giorgia Meloni sembrano in deciso calo. E non è detto che i loro voti persi vadano tutti a Fratelli d’Italia. La crescita del Terzo Polo e, al sud, anche dei 5Stelle potrebbero mettere a rischio la vittoria del centrodestra. Tanto per ribadire che la teoria del voto inutile non regge. Tanto più che la partita non finirà il 25 settembre, a maggior ragione senza una maggioranza ampia che le urne potrebbero non decretare. In tal caso i partiti intermedi avrebbero un importante ruolo.  Come lo ebbero, del resto, nella “prima” repubblica. E’ vero che, allora, erano guidati da grandi leader: Saragat, La Malfa, Einaudi. Ma oggi nemmeno i partiti più grossi sono guidati da giganti.

Nicola Cariglia